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Il mercato immobiliare italiano sta vivendo una fase di rinnovato dinamismo. Dopo anni segnati da incertezze economiche e tassi in crescita, il terzo trimestre del 2025 mostra un aumento significativo delle compravendite in tutto il Paese. La domanda è tornata attiva sia nei grandi centri urbani sia nei comuni più piccoli, segnale di un rinnovato interesse verso la casa come bene rifugio e investimento a lungo termine.
Con il termine “immobili fantasma” si indicano quegli edifici — appartamenti, abitazioni o fabbricati — che pur esistendo materialmente non risultano correttamente registrati nelle banche dati catastali. In pratica sono immobili che, per un motivo o per un altro (mancata dichiarazione, registrazione errata, abusi edilizi, estensioni non accatastate), non risultano ufficialmente riconosciuti dal fisco e dai registri comunali.
Il mercato immobiliare commerciale europeo sembra prepararsi a un anno 2026 all’insegna del rilancio. Gli investimenti nel settore real estate sono stimati in crescita rispetto al 2025, segno che investor istituzionali e fondi restano interessati a immobili “core” — in particolare uffici e retail — nonostante le sfide legate all’economia globale.
In Italia più di un’abitazione su quattro risulta vuota o inutilizzata. È un dato che fa riflettere e che mette in luce una delle principali contraddizioni del mercato immobiliare: da un lato cresce la domanda di case in affitto o in acquisto nelle grandi città, dall’altro milioni di immobili restano fermi, spesso in condizioni di abbandono o non competitivi per il mercato.
L’associazione Unioncasa ha presentato tre linee d’intervento che propone al legislatore per dare nuovo impulso al mercato immobiliare italiano, all’insegna di una visione più programmata, sostenibile e inclusiva. Di seguito i tre punti chiave della proposta.
Negli ultimi anni il fenomeno degli affitti brevi ha preso piede in modo travolgente in Italia. Secondo una recente analisi, la piattaforma Airbnb ha visto il suo fatturato salire da circa 2,6 miliardi di euro nel 2017 a circa 8,8 miliardi nel 2024, con previsione di superare i 9 miliardi già nel 2025.
Un recente chiarimento dell’Agenzia delle Entrate ha definito in modo preciso il trattamento fiscale per i cittadini italiani residenti all’estero che eseguono lavori di ristrutturazione o manutenzione su immobili di loro proprietà in Italia.
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